#3
- Decisioni /2
di Yuri N. A. Lucia
Manatthan. Ore 17.35 p.m.
Kaine studiava il suo
avversario che aveva preso a girargli in torno con fare felino. Era la seconda
volta che stava per scontrarcisi e la cosa lo eccittò non poco.
"Dimmi, ora ti metti
anche ad incendiare i palazzi bella?"
"Per quanto tu non
possa crederci, io non centro nulla con questa storia."
"E ti trovi quì per
caso?"
"Cos'è che in questo
mondo succede per caso?"
"Bella rifessione,
diventi sempre così profonda prima di combattere con qualcuno?"
"Se l'avversario è un
guerriero di valore come te..."
"Grazie, ho sempre
adorato le lusinghe."
Cercò di giocare
d'anticipo, saltando indietro per colpire il parapetto e darsi la spinta verso
Neko. Lo mancò di poco, ma riuscì ad arrivare fino al muro difronte, fece
una capriola all'indietro dopo averla
colpita e, voltatosi nella sua direzione, sparò un pungiglione anestetico, ma
quella, con incredibile rapidità, estrasse uno dei suoi pugnali e lo deviò con
un colpo. Senza perdere tempo gli aveva lanciato contro uno degli shuriken che
già conosceva ma anche lui era veloce e lo bloccò tra indice e medio. Invece di
ritirarglielo, glielo piegò davanti agli occhi, tanto per fargli capire che non
era intenzionato a scherzare. Spiccò un balzo verso l'alto, cercando di
sorprendere la gatta, ma quella, lasciandosi cadere indietro, gli mise un piede
sul ventre e lo spinse via. Dentro di se si sentì uno sciocco per essersi fatto
prendere alla sprovvista da un trucco così banale. Provo a inchiodarla con un
paio di tele d'impatto ma era già in un'altro punto quando quelle esplosero in
terra. Attaccò lei, con un calcio alto, Kaine evitò il primo colpo ma non il
ritorno quando piegò la gamba. Sentì il suo tallone contro la mascella e sapeva
che se il suo scheletro non fosse stato due volte più flessuoso e resistente di
quello umano, gliela avrebbe spaccata in due. Invece riuscì a bloccarlo
afferrando la caviglia. Senza perdersi d'animo si dette una spinta e con
l'altro piede lo colpì sotto una lente, crepandogliela. Era stato velocissimo e
senza il senso di ragno lo avrebbe preso alla tempia. Ma lui era più forte e
sul piano del corpo a corpo così ravvicinato c'era un dislivello troppo grande
per essere colmato dall'abilità. Lo sollevò in alto, continuando a tenerlo per
la caviglia, e lo mandò giù facendogli colpire il pavimento. Neko buttò fuori
di colpo l'aria per quell'inaspettato impatto. Ragno Nero gli si fece sopra,
bloccandogli con il ginocchio destro una gamba e tenendogli il polso sinistro
inchiodato a terra.
"Non mi prendi più per
il culo micetta?"
"Non ti ho mai preso
in giro... al di là dei miei modi irriverenti, ti considero davvero un grande
guerriero."
Si fissarono negli occhi
per un po', senza che nessuno dei due riuscisse a dire una parola.
"Che c'è? Il ricordo
dell'altra volta ti imbarazza? Ti stai ancora chiedendo come mai io lo abbia
fatto?"
"Diciamo che l'ho
trovato un modo di fare quantomeno curioso, considerando che prima mi volevi
ammazzare."
"Seguo sempre il mio
istinto. Ed il mio istinti in quel momento mi diceva che dovevo concedere
qualcosa di me, al Ragno che mi si era dimostrato superiore nella lotta... ed
ora..."
"Ed ora finirai in
prigione per l'omicidio di..."
"Shhh... prima non
vorresti provare di nuovo le mie labbra? O sei così bravo a mentirti che mi
dirai che non ti interessa minimamente?"
Kaine deglutì, mentre il
respiro si faceva pesante e sentiva i muscoli del copro tendersi per il
desiderio. Aveva ragione! L'altra volta, quello che era successo, lo aveva
eccitato come non mai in vita sua. Forse la consapevolezza di essere un clone,
lo aveva sempre in parte inibito quando si trovava alla presenza di altre
donne, Felicia compresa. Ma quell'essere, non sapeva niente di lui, aveva visto
solo il suo lato di predatore, di bestia primordiale, e la cosa lo eccitava
fuori misura, visto che anche lei era questo ai suoi occhi... un'animale
selvaggio e potenzialmente pericoloso. Sollevò la maschera e fissò quel volto
dai lineamenti così eterei, studiandone cm per cm la conformazione, cadendo vittima
della malia di ogni curva, angolo, o linea che lo componeva, allentando la
stretta al polso e lasciando così, che gli tirasse su la porte inferiore del
volto di Ragno Nero. Passò un dito sulle sue labbra, leggermente umide e così
carnose, sciogliendole in un bellissimo sorriso. Neko gli si avvicinà con la
testa e ancora una volta si unirono in un bacio di passione. La lingua del
nemico sconfitto frugava nella sua bocca e in quel momento non gli interessava
se qualcuno avrebbe potuto sorprenderli così. Il desiderio era così forte che
sentiva avrebbe potuto uccidere per lei. Si sentiva felice, rapito, estasioto
e...
urlò saltando indietro. Il
suo sguardo era atterrito dietro le lenti a specchio, sentiva mancargli il
fiato e un miscuglio di sensazioni mai provate lo lacerava dentro. Kuro Neko si
alzò da terra, fissandolo con malizia. Sorrideva amabilmente, come chi si
mostra indulgente con un bambino che si è dimostrato sciocco o avventato.
"Tu... tu...!!!"
"Ti prego, non dirmi
che la cosa ti turba così tanto? Pensavo tu lo avessi capito... abbiamo avuto
tante occasioni di stare vicini... corpo a corpo..."
Si sentiva frustrato e
incredibilmente idiota, e odiavo quell'essere per l'inganno che gli aveva
perpetrato.
"Tu sei un
uomo!!!"
Quelle ultima parole
avrebbe voluto urlare se non fosse stato per l'imbarazzo e la costernazione che
provava. Non aveva mai fatto una cosa del genere, baciare qualcuno del suo
stesso sesso, carezzarlo e... peggio ancora... desiderarlo con l'intensità di
poco prima. Ora c'era solo del disgusto in lui e voglia di vendicarsi perchè
sentiva che lo aveva fatto a posto, lo aveva ingannato per prendersi gioco di
lui. Tuttavia Neko sembrava tranquillo e lo guardava con infinita tenerezza,
cosa che lo irritò ancora di più.
"Che cazzo hai da
guardarmi così!!? Tu... sporco..."
"Degenerato?"
Il labbro inferiore prese a
tremargli, non tanto per la calma con cui l'altro lo continuava ad affrontare,
tanto perchè cominciava a rendersi conto della cattiveria dei pensieri che gli
venivano in mente.
"Oppure volevi dirmi
frocio? Checca forse? Mhhh? Si, checca magari era il termine che ti veniva in
mente."
Con un solo gesto, tirò
indietro il cappuccio che copriva la testa e una fluente massa di capelli neri
come la notte scese lungo la schienza. Erano quelli, riflettè Kaine, che
emanavano quell'afrore che quasi lo aveva stordito.
"Se ti ho sconvolto,
mi dispiace. Non era mia intenzione farlo. - Ora la sua espressione era seria.
- Non ti ho sedotto per poterti umiliare. Non nego che, come killer, ho usato
spesso quest'arma per avvicinare alcune delle mie vittime ma... con te... è
stato diverso. Non si trovano spesso avversari di così grande valore e
volevo... mi sarebbe piaciuto poter condividere qualcosa di me stesso con chi
si era dimostrato così abile e forte. Pensavo veramente che tu avessi capito
che io ero maschio. Mi hai sfiorato parecchie volte vero? Come guerriero sei
degno di lode ma devi essere un disastro nella vita privata eh?"
Quell'ultima affermazione
era stata pronunciata in tono scherzoso, cosa che lo fece trasalire.
"Io... credo che tu
non abbia tutti i torti... ascolta, vorrei..."
"Non preoccuparti. Non
vedrai nessun articolo sui giornali titolare, < SCOOP DEL SECOLO: DOPO
NORTHSTAR SCOPERTO UN'ALTRO SUPER EROE OMOSESSUALE: UOMORAGNO!>, oppure,
<IL GAYOSO PROTETTORE DI NEW YORK SI RIVELA! FINOCCHIORAGNO PRONTO A
SGOMINARE IL CRIMINE CON LA FORZA DELL'AMORE>."
Cominciò a ridere. Dapprima
una risatina, sommessa, quasi forzata, poi, man mano che immaginava la faccia
di Peter nel leggere degli articoli del genere o quella di Johna, nello
scriverli, uno scoppio di ilarità lo costrinse praticamente a piegarsi in
avanti. Le implicazioni di quella storia erano troppo grottesche: Norman
avrebbe potuto cominciare a preoccuparsi per tutte le volte che si era
avvinghiato in pose plastiche, durante interminabili corpo a corpo con
l'UomoRagno; senza contare tutti gli altri nemici. Si chiese invece se
qualcuno, si sarebbe fatto avanti con un mazzo di fiori.
"Ti ho sempre
detestato perchè pensavo non ti avrei mai potuto avere. Ma ora che so che in
realtà tu..."
Si figurò la scena di
Elektro con un mazzo di rose, piegato sul ginocchio che gli faceva quella
confessione.
"Ehm scusa... - disse
timidamente il Ragno. - Comunque, volevo precisare che non sono l'Uomo
Ragno."
"Ah no?"
"No. Sono Ragno
Nero."
"Capisco. Comunque non
andrò a raccontare a nessuno del tuo piccolo errore di valutazione."
"Di questo te ne sono
grato."
Gli sorrise, ancora turbato
per quello che era successo ma senza più provare rancore verso di lui. Infondo,
pensò, l'errore era stato il suo mentre Neko gli sembrava davvero in buona fede
quando diceva di non averlo baciato per inganno.
"Comunque, devo
consegnarti alla polizia lo stesso..."
"Non mi aspettavo
niente di diverso. Infondo sei un eroe giusto? Ed io un pericoloso criminale
che deve essere assicurato alla giustizia..."
"Più o meno..."
"Allora saprai anche
che non mi lascero certo ingabbiare così facilmente. Alla prossima Ragno chan
e... comunque baci niente male sai? Sembri un liceale alle sue prime volte ma
hai una passione... fortunata la tua donna."
Ruppe una sfera in terra,
dalla quale si sollevò un gran fumo. Lo aveva fregato ancora e la sensazione di
essere un completo idiota lo colpì di nuovo. Proprio in quel momento la porta
si aprì ed entrarono dei vigili del fuoco.
"Hey! Tutto bene
amico?"
Non rispose, stava fissando
giù, dove si era accorto che Kuro Neko aveva lasciato il suo cappuccio. Si
abbassò e lo prese, osservandolo con attenzione. Lo portò vicino al viso,
annusando...
"Tutto bene,
grazie."
Ufficio della Hardy
Investigatione. Ore 21.00
"Si Niles, ti
ringrazio per il favore. Certo, allora quando mi richiami ci mettiamo daccordo
per la cena. Passa un buona serata e salutami Ann e i ragazzi, ciao e grazie
ancora."
Chester mise giù il
telefono e prese il foglio su cui un attimo prima aveva scarabbocchiato
nervosamente. Si diceva che da quel tipo di disegni, fatti quando si era
soprapensiero, si potessero capire molte cose di un indiviudo. Per tutta la sua
vita era stato consapevole che chi lo osservava, aveva l'impressione di avere a
che fare con un uomo sicuro di se. Era giovane, discretamente bello, fisico
atletico, una certa cultura e modi educati ma allo stesso tempo decisi e
virili. Usare a sua vantaggio quest'apparenza era diventata un'abitudine,
soprattutto farsene scudo perchè non capissero veramente come era fatto dentro.
Nervoso, inquieto, insoddisfatto e... terribilmente insicuro. Anche adesso non
era certo di quello che stesse facendo e una parte di lui gli gridava che si
stava mettendo in guai grossi. C'era qualcosa di sbagliato in Abel Fitzpatrick.
Aveva ceracato di controllare di nascosto il suo curriculum o eventuali
referenze e non ne aveva trovate... cosa strana vista la scrupolisità con cui
Felicia assumeva i suoi collaboratori. Anche i rapporti tra i due non erano
molto chiari, indipendentemente dal fatto che fossero stati a letto o meno.
Sicuramente la sua datrice di lavoro ne sapeva di più su quell'individuo con i
capelli lunghi e l'aria scontrossa che atterriva un po tutti, di quanto non
dasse ad intendere. Cavare informazioni dirattamente dalla fonte era
impossibile. Era sempre scostante, non si mischiava con gli altri, neanche per
prendere un caffè. Conversarci era impossibile, si ricordò di quando,
all'inizio, un paio di volte gli provò a chiedere di dove fosse e se avesse
sempre fatto l'investigatore. Le risposte erano state evasive, nebbiose e...
decisamente scoraggianti. Aveva una preparazione scientifica, orientata verso
la chimica. Forse poteva essere una buona traccia per Niles... avrebbe potuto
vedere l'elenco di tutti gli studenti di chimica all'E.S.U. degli ultimi anni.
Un Fitzpatrick poteva saltare fuori. Dopo la conversazione di quel pomeriggio
era scemo a fare una cosa del genere. Quello lo avrebbe rivoltato come un
guanto se avesse scoperto che cosa stava facendo... ma non riusciva a
resistere, doveva scoprire che cosa si nascondeva dietro l'apparenza di
quell'uomo.
Appartamento di Felcia
Hardy. Ore 21.00
Non sapeva che cosa fare.
Alla tv non c'era niente e aveva già guardato tutti i dvd e i vhs che aveva
nell'armadio. Per qualche istante fu tentata di rivedere Great espectactions,
con la Paltrow e Hawk. Lui le piaceva molto in quel film e poi c'era il cammeo
di De Niro che era a dir poco eccezionale. Aveva sempre avuto un debole per le
storie romantiche, dove si narravano le vicende di amori tormentati ed
apparentemente impossibili, cosa che non avrebbe mai ammesso con nessuno.
Guardò la copertina del disco ma poi lo gettò sul letto, sbuffando.
"Che io sia dannata,
Felcia Hardy, se ti permetto di startene quì in casa da sola a rincoglionirti
davanti alla tv!"
Indossò la sua tuta e la
maschera e, in pochi istanti, si ritrovò a volteggiare fuori dal suo
appartamento, nel notturno cielo newyorkese. Passò sulle zone dove ancora erano
in corso i lavori per riparare ai danni fatti da quel maniaco di Gargan. Ogni
due minuti andava in onda uno speciale su quello che era successo, con
interviste, dibattiti sul pericolo rappresentato dai paraumani, persino schede
che ripercorrevano la carriera criminale dello Scorpione. Provò un brivido nel
vedere tutta quella devastazione, pensando che Peter e Kaine erano stati lì,
solo qualche giorno prima, a cercare da soli di arginare la follia omicida di
un essere ormai privo di qualasiasi controllo. L'indomani sarebbe andato a
trovare Pete, così si era ripromessa. L'ultima volta aveva incrociato M.J. e si
era sentita imbarazzata, come accadeva sempre quando la vedeva, per via di
quello che c'era stato tra lei e il marito. Era sicura che non gliene facesse
una colpa ma, forse inconsciamente, continuava a detestarla, anche perchè i
rapporti tra di loro non eramo mai stati cordiali, tutt'altro. Però, a costo di
correre il rischio di rincontrarla, voleva vederlo, stargli vicino e...
chiedergli consiglio. La faccenda di Kaine le continuava a pesare. L'idea di
farlo controllare era stata idiota, doveva ammetterlo, però il fatto era che...
alzò automaticamente lo sguardo mentre si posò su un cornicione riavvolgendo il
cavo, e si accorse di essere nei pressi dell'Empire State. Quello era il posto
in cui l'Uomo Ragno l'aveva portata in più di un'occasione, il luogo speciale
doveva si rifugiava per pensare e che aveva condiviso con lei. Le ci volle un
po' per raggiungerlo e quando arrivò sulla sommità ebbe decisamente un
sorpresa.
Kaine si voltò, dopo aver
frettolosamente rimesso su la maschera. La squadrò dall'alto in basso, quasi
con disgusto, poi si alzò e fece per andarsene.
"Aspetta."
Si bloccò, rimanendo però
di spalle.
"Che possibilità ci
sono di tentare di avere un dialogo civile con te?"
"Quante che io mi fidi
di chi mi ha tradito già una volta."
"Touchè. Ora che mi
hai lanciato il tuo strale ti dispiacerebbe piantarla con la parte del macho
tenebroso che è stato ferito nella sua preziosa fiducia dalla femmina lasciva
ed ingannatrice?"
Tornò a sedersi, con le
ginocchia al petto, fissando davanti a se.
"Se vuoi provo a
ridertelo tutto di un fiato e più velocemente? Che c'è? Non ridi per il mio
umorismo?"
"E' penoso..."
"Vero. Ma le battute
sono sempre state una specialità di Pet..."
Si interruppe
all'improvviso, portandosi una mano alla bocca e dandosi della completa idiota.
"Scusami, non volevo
tirarlo in ballo. So che la cosa ti da molto fastidio."
"Si, è così. Ma ora
non più. Infondo io e lui siamo due persone distinte, indipendentemente dal
fatto che io sia un clone. E poi è vero: è Pete l'umorista della
famiglia."
"Posso sedermi vicino
a te?"
"Preferisco che tu
rimanga lì dove ti trovi."
"Ok! Vedo che anche
l'educazione non è il tuo forte."
"Non ho studiato ad
Harvard io."
"Ti ho cercato al tuo
appartamento, però non ti ho trovato. Volevo chiederti che intenzioni hai con
l'agenzia."
"Pensavo fossero
chiare."
"Mi devi dei soldi lo
sai..."
"Troverò il modo di
ridarteli. Ho già un colloquio per un lavoro."
"Ah! E di cosa si
tratterebbe sentiamo un po'!"
"Serve un assistente
per un laboratorio di analisi."
"Eh?"
"Hai capito bene. Il
lavoro di per se non è ne eccitante ne gratificante. Però pagano bene. Posso
incrementare le entrate lavorando anche in qualche cantiere, ho trovato uno che
mi può dare una mano."
"Ho capito.
Decisamente un programma molto eccitante vedo..."
Lui alzò la testa e la
fissò con rabbia.
"Perchè? Lavorare come
un cane da punta per conto tuo invece è decisamente meglio vero?"
"Senti! Non volevo
dire questo, non è colpa mia se non riesco a tenere a freno la lingua. Non è
una questione di soldi... quelli me li puoi ridare quando vuoi..."
"No! Invece per me lo
è!"
L'improvvisa animosità con
cui le aveva risposta l'aveva disorientata.
"Io... voglio avere
una vita mia Felicia. Non una in prestito. Non voglio dover qualcosa a
qualcuno, non in questo modo. Voglio essere autonomo e portare avanti i miei
interessi."
"Facendo
l'assistente?"
Stava per dirle, tornando a
studiare, ma si trattenne. Avrebbe dovuto rivelarle l'intenzione di lasciare la
città.
"Sono fatti miei. Tu
non hai il diritto di piombare quì, mentre sono da solo a pensare e cominciare
ad attaccarmi in questo modo."
"Non mi risulta che
questo tetto sia tua proprietà!"
Ribattè lei stizzita. Kaine
scattò in piedi e si lanciò contro di lei all'improvviso. Le afferrò i polsi e
la spinse giù, tenendola a terra. Invano cercò di divincolarsi, non aveva
speranza di spuntarla sul piano del confronto fisico.
"Che cazzo ti sei
messo in testa?"
Gli urlò rabbiosa e anche
spaventata.
"E' questo?"
Chiese lui, con voce calma.
Lei smise di dibattersi e lo guardò. Ragno Nero si tolse la maschera e i suoi
capelli, legati in una morbida coda, caddero sul suo petto.
"Tu... dentro di te,
pensi che io sia un mostro?"
"No.. Kaine... non è
così..."
"Io dico di si.
Felcia, posso capire che quello che ho fatto in passato peserà sempre
sull'opinione di quelli che mi conoscono per davvero hanno di me. Però non puoi
pretendere di chiedermi di lavorare fianco a fianco e temere che io, da un
giorno all'altro possa impazzire di nuovo. Sarebbe assurdo... è assurdo. Per me
e per te. Avevi... tutti i diritti di farmi tenere d'occhio... sono stato un
pazzo assassino, non dissimile dallo Scorpione. Però non posso ugualmente
rimanerti vicino così. Il sospetto che nutri nei miei confronti mi logora,
giorno dopo giorno e quello che voglio adesso è vivere... ne ho diritto! Non ho
certo chiesto io di venire al mondo o di avere un cervello malfunzionante per i
primi anni della mia vita. Qualunque cosa io sia stato, ora sono diverso, e
anche se Kaine esisterà sempre dentro di Abel... ho diritto alla possibilità di
costruirmi una mia via. Tu puoi aiutarmi?"
"Kaine... Abel... io
non... non lo so... non capisco bene neanche cosa provo per te... ne se
tu..."
"Andiamo, non metterla
su questo piano! Sai benissimo che non c'entra nulla. Siamo attratti
fisicamente l'uno dall'altra e credo che questo possa essere considerato
normale. Non so se tra di noi possa esserci una storia. Forse dovresti
smetterla di pensare a me come un Peter più tenebroso e con qualche scrupolo in
meno... perchè è così che mi vedi certe volte eh? La versione dell'Uomo Ragno
più vicina al tuo mondo e con cui riuscire a convivere, come non hai potuto con
l'originale. Io però non sono lui, ne una sua versione hard boiled. Sono un
essere umano con una sua anima e una sua personalità e finchè non mi vedrai
così... non mi darai nenche la possibilità di avvicinarmi a te davvero per
quello che sono. Comunque il fatto di abbandonare l'agenzia non è dovuto a
questo... lo faccio perchè vorrei che ti fidassi di me e non ci riesci..."
"Anche tu sei un tipo
ostico sai? Chiedi fiducia ma... ti sei chiesto che cosa hai fatto per
meritartela? Sei sempre chiuso in te stesso e le volte che uno prova a
penetrare quella cappa dei solitudine che ti porti sempre dietro... tu gli
mangia la faccia rivoltandotigli contro. Io ho sbagliato, ed è vero tutto
quello che tu dici ma... se continui a scappare invece di provare ad affrontare
le cose... non ti costruirai mai niente. Se vuoi lasciarmi... se vuoi lasciare
il lavoro perchè non ti piace... fai bene a farlo. Ma io non credo che sia
questo, credo che sia la paura vero? La paura che in qualche modo non ti
basterà, o che fallirai o... che se ti ci affezioni possa scomparire da un
giorno all'altro... come quando hai scoperto che i ricordi che avevi nella
testa erano fasulli e che tu non eri Peter Parker vero? Deve essere stato
terribile... e anche se ora il tuo cervello funziona bene, continui a portarti
dietro il trauma... devi imparare
a darti una tregua... non puoi tormentartici 24 ore al giorno..."
"Quando hai passato
una vita a girovagare, flagellandoti tutti i santi giorni... è difficile
perdere l'abitudine..."
"Resta. Resta
all'agenzia... lascia che ti dia una mano. Stavolta però per davvero. Non lo
dico perchè mi ricordi Peter, anche se è vero che quando guardo il tuo volto è
così... lo dico perchè sei una brava persona Kaine, al di là dei tuoi modi del
cazzo. Meriti un anche tu la tua fetta di felicità e sento di poterti aiutare
nell'ottenerla."
Era confuso, non sapeva che
risponderle. Si tolse da sopra di lei, mettendosi seduto a gambe incrociate al
suo fianco.
"Scusami per essere
scattato in quel modo."
"Tutto
dimenticato."
"Vuoi davvero che
rimanga? Dopo tutto quello che ti ho detto? Come ti ho attaccata?"
"Siamo pari, io non
avrei dovuto metterti Chester alle spalle."
"Credo di doverci
riflettere un paio di giorni... non mi fraintendere... non sto facendo il
prezioso e sono davvero contento di sentire che la tua proposta è... sincera...
solo che..."
"Non c'è problema.
Pensaci pure quanto vuoi... l'importante è che tu non faccia qualcosa, in un
senso o nell'altro, di cui poi potresti pentirti..."
Felicia si rese conto in
quel momento che Kaine, stava probabilmente osservando il ponte di Brooklin.
"Si... pensavo proprio
a lei..."
Sembrò che le avesse letto
nei pensieri. Il suo viso era triste e segnato da una segreta sofferenza
interiore che si portava dietro da molto tempo.
"Tu..."
"Io penso a lei tutti
i giorni. Quando delle volte, mi sdraio e chiudo gli occhi, se mi concentro, mi
sembra di rivivere tutti i bei momenti che abbiamo passato insieme... no, che
Peter ci ha passato. E mi sento in parte in colpa per questo... è come essere
una specie di voyeur che spia la vita di qualcuno, fin nei momenti più intimi e
segreti. Gli abbracci, le confidenze, i baci sotto il sole che tramonta... non
posso fare a meno di sentirne il sapore perchè fanno comunque, volente o no...
di me."
"La... la ami? Intendo
dire..."
"Ho capito cosa vuoi
dire. Si, la amo, anche se non l'ho mai conosciuta la amo... e la odio."
Felicia lo guardò, sorpresa
per quell'affermazione.
"Proprio perchè non è
mai stata mai... la odio per essere un fantasma che mi tormenta senza motivo.
La odio perchè... se non fosse morta... o se non avesse mai conosciuto Pete...
io non sarei mai esistito... è colpa sua se quel disgraziato bastardo di Ellis
mi ha tirato fuori. L'ho sempre pensato, covando dentro tutto l'odio di questo
mondo, perchè a causa di qualcuno che non ho mai visto e che non posso fare a
meno di amare, ho vissuto tutte quelle inutili sofferenze... e cosa ancora
peggiore ne ho procurate tantissime."
"Mi dispiace Kaine...
io non sapevo che tu..."
"No, certo non potevi.
Perchè io ero troppo preso dal mio dolore per abbassarmi a confidarmi con
qualcuno."
Non dissero niente per
diversi minuti, limitandosi a guardare l'orizzonte.
"Ora è meglio che io
vada a casa Felicia... ci sentiamo tra un paio di giorni così ti do una risposta
per la tua offerta. Ti ringrazio ancora..."
"E' stato un
piacere... vedi di pensarci bene mi raccomando..."
Lui le sorrise, rimise su
la maschera e si lanciò nelle tenebre.
Capanno dei Rucker. Ore
10.00.
Peter si stava sgranchendo
le gambe. Si era svegliato presto e si sentiva molto meglio e decisamente
riposato. Certo, i dolori c'erano ancora e ad un tentativo di aderire alla
parete vicino al letto era caduto rovinosamente. Per fortuna il materasso aveva
attutito la botta. Se si fosse fatto male, chi lo avrebbe sentito il vecchio
Terenzio? Senza parlare di M.J. Ieri sera aveva sentito la piccola May al
telefono e questo lo aveva riempito di gioia. Non vedeva l'ora di poter
riabbracciare sua figlia e passare un po' di tempo con lei. Anche se per il momento
lui e sua moglie erano d'accordo per stare un periodo per conto proprio, non
voleva che la bambina ne risentisse in alcun modo. Avrebbe dovuto pensare ad
una scusa per mascherarle la cosa. Desiderò in quel momento uno scheletro
d'adamantio e un fattore rigenerante veloce come quello di Wolverine, così
sarebbe potuto uscire di lì, ed occuparsi delle sue cose e magari... si
soffermò a pensare che l'Uomo Ragno era sparito dalla circolazione già da
qualche giorno e si chiese se qualcuno avrebbe potuto collegarlo alla sua
indisposizione. Al laboratorio aveva detto che era rimasto ferito, in modo non
grave, mentre tornava a casa, durante la crisi dello Scorpione e che il dottore
gli aveva raccomandato un paio di settimane di riposo. Quelli, vista la situazione
generale, ci avevano creduto e gli avevano raccomandato di stare tranquillo e
di pensare solo a guarire e di stare vicino alla famiglia, dopo quel dramma che
aveva colpito tutta la City. Pazienza, avrebbe passato qualche altro giorno a
mangiare sandwich e leggere un buon libro, o ascoltare dischi: Rucker aveva un
frigo bello pieno, una libreria ben assortita e un'impressionante discografia,
nonchè un impianto stereo notevole. Il telefono squillò all'improvviso e lui,
solo in casa, si apprestò a rispondere.
"Si?"
Il numero del capanno lo
avevano soltanto in pochi, tra cui la sua famiglia e...
"Peter sono
io..."
"Ciao Matt! Allora che
mi dici? Passi questo pomeriggio? Volevo invitare anche Abel così possiamo
farci un pokerino con Terenzio."
"Ti consiglio di
guardare la t.v."
Il tono di Devil lo
preoccupò e, preso il telecomando, accese l'apparecchio che era stato sistemato
su di un mobiletto.
"Metti il primo
canale."
"Già..."
"... si Robert. La
situazione è decisamente calda. Tutto è successo all'improvviso, meno di 40
minuti fa, quando la paraumana conosciuta come Scorpia, nomeche ricorda
quello tristemente noto a tutti
gli abitanti di N.Y., ha fatto irruzione in questo palazzo di Manatthan,
prendendo in ostaggio i 22 impiegati, di un'azienda di brokeraggio. Purtroppo
uno di questi è stato ucciso a sangue freddo per dimostrare la serietà delle
intenzioni della criminale, che ricordiamo essere tra l'altro, una pericolosa
serial killer psicoide. Adesso è barricata sul tetto, dove la polizia non
riesce ad accedere, e dove
dice disposta ad uccidere un
ostaggio ogni ora se non otterrà quanto richiesto. La nostra città, già piagata
dai lutti, trema e si sente impotente sotto questa nuova minaccia. Nonostante
molti incolpino proprio i super esseri per quanto sia accaduto e stia
attualmente accadendo, altri si appellano proprio ad uno di questi per impedire
il verificarsi di un'altra tragedia. A tal proposito è siamo pronti a ridarvi
il collegamento, per far diffondere l'appello di un nostro eminente cittadino rivolto
proprio a questi."
La tv trasmise l'immagine
di un emaciato e stanco J. J. Jameson. Il suo sguardo sembrava quasi perso, gli
occhi erano gonfi e segnati da diverse notti insonni. Anche il suo aspetto era
dismesso e tutto in lui denunciava la presenza di un misterioso male che lo
andava divorando.
"Uomo Ragno, mi
rivolgo a te. So benissimo che nel corso degli anni ti ho attaccato dalle
pagine del mio giornale a più riprese, e che ho sempre pubblicamente dichiarato
di essere contrario al tuo modo di agire e alla tua figura di vigilante, fino
al punto di organizzare vere e proprie campagne contro la tua persona. So anche
quello che hai passato lottando contro quel mostro e, probabilmente, ora sei
ferito e stai ancora recuperando le forze. Tuttavia, questa pazza, ha chiesto
di te, ha telefonato alla redazione del Bugle dicendo che voleva affrontare
l'uomo che aveva contribuito alla fine dello Scorpione. Mi ha chiesto di
effettuare questo pubblico annuncio. Quanto segue lo aggiungo io: ti prego,
sono morte già troppe persone. Fai qualcosa... solo tu puoi salvarli."
Appartamento di Kaine, ore
10.05
Il telefono suonò,
interrompendo il suo sogno. Cercò di ricordarne i particolari ma questi erano
sfumati nella sua coscienza quando si era tirato a sedere su. Gli sembrava di
aver sognato di Felicia e... con un vago senso di inquietudine, ricordava che a
un certo punto si era trasformata in Kuro Neko... prese la cornetta e con voce
impastata dal sonno chiese chi fosse.
"Kaine... sono Peter,
ascolta bene quello che devo dirti."
Appartamento di Peter
Parker nel Queens ore 10.35
La Gatta Nera era entrata
senza troppe difficoltà, trovando le cose proprio dove Peter le aveva detto che
fossero. Uscì rapidamente dal lucernario e si apprestò a dirigersi al luogo
dell'appuntamento.
Ufficio di Rucker. Ore
10.15
Devil lo aveva contattato
al cellulare, comunicandogli il piano che aveva concordato poco prima con Peter. Non aveva nulla
da obbiettare, visto che effettivamente non c'erano alternative.
Tetto di un palazzo non
molto distante da quello in cui Scorpia tiene gli ostaggi. Ore 10.45
Venne fuori, mentre Devil e
la Gatta lo guardavano. Proprio in quel momento sentirono bussare alla porta
d'accesso, come convenuto, e così Rucker si unì al gruppo.
"Che ne dice
tenente?"
"Perfetto.
Ingannerebbe chiunque."
Rispose il poliziotto alla
domanda di cornetto. La Gatta aggiunse pensosa:
"Speriamo che quella
psicopatica rientri nella categoria dei chiunque."
Devil non aveva dubbi. Se
lui stesso non avesse saputo che Kaine era un clone lo avrebbe scambiato per
l'originale. Odore, frequenza cardiaca, contorni del corpo... non c'era modo di
distinguerli, visto che erano identici fino nell'ultimo dettaglio.
"Mi chiedo se però non
ci fosse stata un'altra soluzione... - continuò Felcia. - Questa storia non mi
piace."
"Non potevamo fare
diversamente. - Rispose Kaine.- Peter è ancora ferito e non può affrontare un
confronto con quella."
"Anche tu lo sei...
hai preso una brutta botta in testa e scommetto che ti fa ancora male."
"Solo quando
rido."
"Spiritoso, fai
pratica per fare le battutine come le farebbe lui?"
"Sto entrando nello
spirito del personaggio, metodo Stanislansky... si chiamava così no? O era
quello che faceva coppia con Hutch?"
"Quello era
Starsky."
Commentò Rucker. La Gatta
lo guardò con aria di disapprovazione.
"Era il mio serial
preferito..."
Cercò di giustificarsi lui.
Tuttavia condivideva le preoccupazioni di lei. Ragno Nero era stato malmenato
di brutto da Scorpion e anche se meno ferito dell'Uomo Ragno, neanche lui era
al pieno della forma, senza contare che nei giorni precedenti si era scontrato
altre volte con quel tizio, quel Kuro Neko. Avrebbe volentieri optato per un
altro piano se fosse stato possibile, però tutti sapevano che non era così.
"Allora... come mi stà
il rosso e blu?"
Chiese allegramente Kaine.
Casa Parker - Forest Hill -
Ore 10.59
Mary Jane era quasi morta
per lo spavento quando vide che sul tetto del palazzo era arrivato l'Uomo
Ragno. Stava in piedi sul parapetto, con le mani ai fianchi, in una di quelle
assurde pose di sfida da super eroe che si divertiva a fare per impressionare
gli avversari. Quando sentì scattare la segreteria e la voce di Peter che le
chiedeva di tirare su la cornetta pensò di essere impazzita.
"Amore io..."
"Scusami, perdonami!
Ma con tutta la confusione che c'è stata ho pensato solo ora di avvertirti. Mi
dispiace. Kaine..."
Non aggiunse altro e lei
capì subito. Cerco di immaginarsi che cosa gli stesse passando per la testa in
quel momento mentre recitava quella parte.
Palazzo a Manatthan. Ore
10.59 ( e qualche secondo)
Aveva dimenticato cosa si
provasse nell'indossare quella suit. Poi si ricordò che effettivamente, non
l'aveva mai idossata. Tuttavia gli calzava decisamente a meraviglia. Guardava
quella pazza che teneva per la collottola il povero disgraziato che sarebbe
dovuto essere giustiziato.
"Mettilo giù Scorpy.
Come vedi sono arrivato, non c'è bisogno che tu gli faccia del male."
"Potrebbe essere
divertente!"
Commento lei, passandosi la
lingua sulle labbra.
"Ah! Se fai così farò
una brutta figura in tv, quando mi inquadreranno di fianco."
Notò la sorpresa negli
occhi di lei e si rese conto che quella battuta forse era un po' troppo
eccessiva. Sicuramente, quando la situazione si sarebbe calmata, Peter se ne
sarebbe reso conto e lo avrebbe rimproverato per bene.
"Su, da brava, si di
parola, altrimenti questo Natale farò in modo che Santa Claus non ti porti le
chele nuove che gli avevi chiesto."
Ecco, così era più nello
spirito.
"Scherza pure, però
credo che lui non sarà dell'umore per ridere delle tue freddure tra un po'...
visto che sarà freddato!"
Lo lanciò all'improvviso
oltre il bordo del palazzo e lui scattò con tutta la forza che aveva nella
gambe. Lo agganciò con un tela che appese ad una finestra e poi, agganciata con un'altra, il
parapetto, si ritirò su, atterrando questa volta non molto distante da Scorpia.
C'era troppa gente per combattere come avrebbe voluto. Doveva essere rapido e
risolvere il tutto il prima possibile. Eseguì un ruota in avanti, bloccandosi,
piegandosi sulle braccia e scattando verso l'alto, colpendo l'elmetto che
proteggeva la sua testa con entrambi i piedi. Il colpo era fortissimo e avrebbe
scaraventato un'auto a una 10ina di metri. Ma la protezione era stata costruita
in una speciale lega ai polimeri e dotata di accumulatori d'energia cinetica
che aveva smorzato l'effetto del colpo. Chi le avesse fornito la nuova armour
che indossava al momento era un mistero. Sicuramente, in un secondo tempo,
avrebbe dovuto indagare.
"Complimenti per la
manovra Ragnetto."
"Complimenti per la
battuta di poco fa Scorpioncina, dovresti andare a giocare nei Giants! Ahaha
l'hai capita?"
Lei per tutta risposta
sollevò minacciosa la corda, cercando di colpirlo con una scarica elettrica.
L'aveva evitata per un pelo anche se aveva sentito un formicolio decisamente
fastidioso lungo tutto il corpo. Comunque il piano aveva funzionato perchè
l'aveva effettivamente scambiato per l'Uomo Ragno. Lei scattò di lato,
rapidissima, grazie probabilmente ad un'esoscheletro incorporato, portandosi
alle sue spalle. Sentì dietro la nuca il senso di Ragno vibbrare e si spostò
sulla destra, con un salto, girandosi mentre era in aria, e osservando gli
aculei imbevuti di acido piantarsi dove si era trovato poco prima. Il cemento
sfrigolò mentre veniva mangiato dalla sostanza chimica. Portò subito un altro
attacco, stavolta cercando di colpirlo con una serie di ganci laterali, mentre
avanzava minacciosa, che evitò piegandosi all'indietro e saltando rapidamente.
La portò fino quasi al limite del tetto e, a brucia pelo, lei vibrò un colpo
con la coda, un pericoloso fendente, che lo mancò di pochissimo. Dall'estremità
dell'arto artificiale, era fuoriuscita una lama ricurva, come da un coltello a
serramanico, che in breve tempo aveva raggiunto una temperatura altissima. Era
chiaro che si trattava di tecnologia simile a quella di cui avevano fornito lo
Scorpione. Quindi, per logica, dietro quella pazza, c'erano le stesse persone
che avevano liberato quella piaga per la città. Stavolta dovette evitare un
potente affondo della cuspide, che distrusse il parapetto alle sue spalle.
Saltò, passandole sopra e sganciandole una tela d'impatto, ma la coda, che era
ancora distesa, aveva bloccato la sfera che esplodendo, aveva avvolto solo
quella parte dell'armatura. Scorpia rise, una risata idiota e carica di
cattiveria.
"Dovrai fare di meglio
per fermarmi, piccolo arrampicamuri!"
Sganciò la coda,
completamente avvolta dalla sostanza collosa e ultraresistente, lasciandola
cadere in terra. Si girò, puntando l'avambraccio sinistro contro gli ostaggio.
Il bracciale che lo ricopriva si aprì, rivelando delle bocche di fuoco. Tre in
tutto, dalle quali uscì rapidamente qualcosa. Senza darsi il tempo di pensare,
Kaine, scattò in avanti, sparando altre tele d'impatto in direzione di quelle
persone terrorizzate. Il muro che si formò le aveva momentaneamente salvate
dalla morte. Infisso ad esso, aculei in miniatura, simili a quelli più grandi
sparati prima. Il suo gesto gli costò caro. Aveva realizzato quasi subito che
si trattava di una manovra per distrarlo, però non aveva potuto comportarsi
diversamente. Senti il pugno abbattersi sulla sua schiena con forza devastante
e solo per un istante, era riuscito a spostarsi leggermente, si che non
colpisse la colonna vertebrale. Nonostante avesse rilassato i muscoli e
assecondato in parte il colpo, il dolore era stato fortissimo, tanto da
strappargli un grido. Il braccio di Scorpia gli passo intorno alla gola e
cominciò a stringere con forza. Strinse i denti sotto la maschera, mentre
cercava di resisterle. Lo afferrò allontanandoselo, si voltò rapidamente,
mentre lo stringeva ancora e parò il pugno che lei voleva sferrargli alla nuca,
imprigionandolo nella sua stretta, mentre, contemporaneamente blocco il calcio
basso che gli aveva sferrato con un'altro. La sua armatura era al massimo della forza che poteva generare
e non riusciva a liberarsi dalla sua stretta mentre lui, sentiva l'adrenalina
che lo riempiva. Improvvisamente, invece di cercare di tenerle le braccia
larghe come aveva fatto fino a quel momento, la assecondò, chiudendogliele
intorno al collo, colpì al ginocchio con un calcio, rompendo la protezione e
anche l'articolazione. Poi, lasciatele polso e pugno, colpì con i palmi aperti
l'elmetto, mandando in tilt gli accumulatori. Lei urlò per lo sfregare dei
circuiti che avevano rotto le guaine protettive, sulla pelle.
"Non prendertela! La
tua carriera di criminale finisce quì! Del resto con il nome che ti eri scelta
non avresti fatto molta strada. Dovevi pensare a qualcosa come She Scorpion,
oppure Ms Scorpion o Lady Sting..."
Con un balzo effettuato con
la gamba buona si allontanò da lui. Premette rapidamente un contatto e si tolse
l'elmetto dal cui interno si levò una nuvoletta di fumo, gettandolo sprezzante
di lato. Si sfilò anche il cappuccio protettivo interno, e sputò in terra
sangue dalla bocca. La gamba destra era poggiata in terra, piegata in modo
grottesco, mentre sosteneva il peso con l'altra.
"Parli troppo lurido
schifoso..."
Estrasse qualcosa dal
bracciale destro. Sembrava un comando a distanza. Il suo senso di ragno impazzì
improvvisamente.
"Di addio al
mondo!"
Era morto.
Pensò solo questo, perchè
sapeva di non poterla bloccare spruzzando tela. Il pulsante era troppo
sensibile e bastava una piccolissima pressione per chiudere il contatto. Si
raccomandò l'anima a Dio e chiese perdono per i suoi peccati, rammaricandosi
per non essere riuscito a risolvere i suoi problemi con le persone che
contavano.
Scorpia lo fissò con gli
occhi sbarrati e vitrei, con il sorriso congelato sulla bocca semi aperta e
sbavante. Era una visione terribile. Cadde a faccia in avanti, mentre lui, si
precipitò per afferrarle la mano ed impedire al dito di chiudere, per qualche
riflesso involontario, il contatto. Le sfilò l'oggetto, lungo un paio di cm e
spesso solo pochi millimetri. Dietro la nuca, aveva piantato uno shuriken a
quattro punte. La posò in terra e si girò rapidamente verso gli ostaggi.
"E' tutto finito! Tra
poco la polizia sarà quì, loro vi aiuteranno. Avvertiteli che nel palazzo
devono esserci degli esplosivi e ricordategli che sotto c'è uno appesa ad una
finestra."
Saltò lanciando un filo di
tela, dirigendosi la dove il suo colpo d'occhio, gli diceva dovesse essere
partito lo shuriken. Sul tetto del palazzo trovò un cecchino della polizia, che
giaceva a terra anestetizzato, mentre dalla sua radio si sentiva venire la voce
di un superiore che cercava di contattarlo decisamente incazzato. La raccolse
da terra e rispose.
"L'hanno messo a
nanna. Non è colpa sua... è stato un professionista."
Lo spense e si guardò in
torno. Vide un biglietto attaccato con uno shuriken alla porta d'accesso. Era
scritto in kanji.
Felicia gli si gettò
letteralmente addosso, Devil e Rucker gli dettero delle grandi pacche sulle
spalle complimentandosi con lui. Più tardi andò da Peter. Aveva messo il
costume in una scatola che teneva tra le mani.
"Sei stato bravo lo
sai?"
"Ti ringrazio. Detto
da te il complimento vale il doppio."
Si sorrisero a vicenda.
"Hai mai pensato che
come Uomo Ragno saresti una bomba?"
"Ah, si, ti confesso
che l'idea mi ha stuzzicato."
"Però il trademark è
già registrato a tuo nome e fare tutte quelle battute non è nel mio
stile."
"Davvero? Io credo che
tu te la sia cavata benissimo! Mai pensato al cabaret come secondo
mestiere?"
"Potremmo fare un duo
comico!"
"Un trio se
convinciamo anche Ben!"
"Ahahaha! Dopo i
Fratelli Marx... i Fratelli Ragno!"
Porse la scatola al
fratello.
"Tieni, questo è tuo.
Scommetto che eri impaziente di riaverlo eh?"
"La vacanza non mi
dispiace ma non vedo l'ora di riprendere i volteggi."
"Sai, a me sta bene...
ma a te sta decisamente meglio."
"Credo che anche a te
i panni di Ragno Nero stiano a pennello..."
"Si. Ora lo so."
"Dovrò cominciare a
temere la concorrenza?"
"Vedremo..."
"Perchè non cambi il
nome in Ragazzo Ragno e non diventi il mio partner?"
"A parte che abbiamo
biologicamente la stessa età... e poi non ci penso nemmeno!"
Risero ancora. Kaine mise
delicatamente una mano sulla spalla di Peter.
"Riposati ora
fratellino. Devi rimetterti presto. Giù in città c'è tanto di quel lavoro che
da solo non ce la faccio! Mi serve una mano da qualcuno che è esperto nel
campo."
"Contaci... presto
sarò di nuovo in pista... allora la vedranno chi sono i fratelli ragno."
Uscendo incontrò M.J. che
era venuta a trovare il marito. Stava appoggiata alla parete e sorrideva. Aveva
sentito tutto.
"Ciao Kaine."
"Ciao... M.J."
"Grazie."
"Di cosa?"
"Per quello che hai
fatto oggi. Se non fosse stato per te... sarebbe andato quel pazzo nelle
condizioni in cui si trovava."
"Ohhh, quello l'ho
solo fatto perchè lui era tornato a indossare la mia tutina... sai... ne sono
molto geloso!"
Lei gli si avvicinò e gli
dette inaspettatamente un bacio sulla guancia.
"Pete ti avrà certo
detto che stiamo attraversando un periodo un po' particolare. Comunque mi
piacerebbe che tu venissi a cena da noi... magari una sera che non c'è zia
Anna... così... potremmo passare tutti e tre un po' di tempo insieme e
magari... potresti rivedere tua nipote..."
Le sorrise.
"Sarebbe la cosa più
bella del mondo per me."
Aveva appantumento con
Felicia da Gaucci alle 21. per cenare insieme. Ovviamente offriva lei, vista la
sua precaria situazione finanziaria. Sempre con i soldi contati. Tipico dei
Parker. Si chiese se insieme al corredo genetico Ellis, avesse anche duplicato
la fortuna di Peter. Quell'occasione non era un incontro romantico, ma solo la
scusa per due persone di conoscersi meglio e poter cominciare a costruire
qualcosa. Intanto voleva partire dall'amicizia e il resto, se ci fossero stati
i presupposti, sarebbe venuto con il tempo. Prima però passò ad un negozio che
si occupava di vendita di bonsai. Aveva deciso di comprarne uno e di metterlo
in camera per dare un tocco di colore al suo freddo appartamento. Chiese una
cortesia al titolare, se avesse potuto tradurgli un foglio che aveva trovato
per strada.
"Ah, certo! Allora c'è
scritto... alcuni ragni cambiano colore per mimetizzarsi e confondere
predatori... e prede... ma anche se con una veste diversa... rimangono sempre
se stessi."
Ringraziò di cuore l'uomo,
prendendo la scatola trasparente con dentro l'alberello e un'altra, che ne
conteneva uno identico da regalare al suo principale. Mentre camminava per
strada guardò in alto e sospirò, chiedendosi in che cosa stava andando ad
impantanarsi.
Per commenti e/o
suggerimenti, scrivete a Spider_man2332@yahoo.com
oppure
Loky_Lolth@hotmail.com
P.S.: tenete d'occhio la
sezione what if... su Marvelit e quella Elseworlds su DC.italia. Kaine si
troverà impegnato in un'avventura ipotetica ambientata a...
La ragno family comprende
anche Uomo Ragno, serie scritta da me, Webspinners, con racconti vari dove
spesso compaiono le avventure di Ragno Rosso, curate da Mr. Kayak e Xel, nuovo
responsabile del sito, nonchè Spiderette, le cui frizzanti e interessanti
imprese sono narrate da Frank Webley.